domenica 7 aprile 2024

RIMINI secondo percorso

(torna a Rimini primo percorso)


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SECONDO PERCORSO AD ANELLO

1 - ARCO DI AUGUSTO
2 - PIAZZA DEI TRE MARTIRI
3 - TEMPIO MALATESTIANO
4 - MERCATO COPERTO 
5 - CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E MARINO
6 - ANFITEATRO
7 - PARCO FELLINI
8 - GRAND HOTEL
9 - PORTO-DARSENA
10 - ROCKISLAND
11 - SPIAGGIA LIBERA
12 - SENTIERO DI RITORNO
13 - TOMBA FEDERICO FELLINI

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RIMINI - Screenshot da ©google earth - ©didascalie Monica Galeotti

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1 - ARCO DI AUGUSTO
Corso d'Augusto 


Costruito nel 27 a.C. per esaltare la figura di Cesare Ottaviano Augusto, questo arco monumentale segna il punto d'incontro tra la via Flaminia, che collegava Rimini a Roma, e la via Emilia, che collegava Rimini a Piacenza.
Non è un arco onorario, ma una delle porte della città romana.

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 Realizzato in pietra d’Istria, presenta quattro medaglioni con figure mitologiche, gli dei protettori della città.
Su entrambe le facciate si trova il muso di un toro, simbolo dello status di colonia romana.

FRONTE INTERNO: Nettuno con tridente e delfino, e Minerva con gladio e corazza-trofeo.

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FRONTE ESTERNO: Giove con fulmine e Apollo con cetra e corvo.

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Una quadriga marmorea guidata da Augusto ornava originariamente la cima dell'arco, come da modellino nel Museo della Città (Rimini prima parte).

Le attuali merlature risalgono al X secolo.

L'arco era parte integrante delle mura e rimaneva sempre aperto, senza bisogno di chiusure; simboleggiava la pace e la stabilità del periodo, poiché non c'erano minacce esterne.

Poi, nel 1937, un altro capo di stato, neanche paragonabile al grande imperatore, provvide a isolare e quindi rovinare l'arco.
Il contesto originario dell'arco infatti, che un tempo fungeva da porta della città tra due torri di epoca tardo antica, è stato completamente cancellato.



2 - PIAZZA DEI TRE MARTIRI

All'incrocio tra il decumano e il cardo massimo si trovava l'antico Foro Romano, oggi Piazza dei Tre Martiri, e una statua bronzea ricorda Giulio Cesare e il suo discorso alle legioni dopo il passaggio del Rubicone. 

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In questo cartello stradale cittadino posso osservare la disposizione della Rimini romana, l'antica Ariminum, e la posizione del Foro.

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©didascalie Monica Galeotti




Un tempo Piazza delle Erbe, chiamata così per la sua funzione di mercato, è stata ribattezzata Piazza dei Tre Martiri in onore di tre giovani partigiani giustiziati il 16 agosto 1944.

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La piazza ospita il
TEMPIETTO DI SANT'ANTONIO DA PADOVA,
il SANTUARIO omonimo,
la TORRE DELL'OROLOGIO.

Dopo i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, la piazza è stata in gran parte ricostruita, con una pavimentazione che presenta un disegno particolare contrassegnato da un sole rinascimentale, presente anche nel Tempio Malatestiano (prima Cappella delle Virtù di Sigismondo) e sul quadrante della Torre dell'Orologio. 

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TEMPIETTO DI SANT'ANTONIO DA PADOVA

Il Tempietto di Sant'Antonio è una cappella ottagonale dedicata a Sant'Antonio da Padova, commissionata da Pietro Ricciardelli nel 1518 e ricostruita dopo il terremoto del 1672.
La leggenda narra che il tempietto sia stato eretto nel luogo del "miracolo della mula", in cui un contadino rifiutò l'ostia consacrata mentre l'animale si prostrò davanti al santo.

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 SANTUARIO DI SANT'ANTONIO

Alle spalle del tempietto trovo il Santuario di Sant'Antonio, noto anche come Chiesa dei Paolotti, i frati Minimi di San Francesco di Paola.

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Nell'abside, ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale, affreschi rappresentano i miracoli di Sant'Antonio.

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TORRE DELL'OROLOGIO

La torre, del 1547, è stata ricostruita su disegno di Giovanni Francesco Buonamici nel 1759.
L'orologio proviene dalla preesistente torre del Cinquecento.
 È dotata di un quadrante con calendario, movimenti zodiacali e fasi lunari.

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3 - TEMPIO MALATESTIANO
via IV Novembre, 35


Il Tempio Malatestiano, costruito da Sigismondo Malatesta nel XV secolo, trasformò una chiesa francescana preesistente nel simbolo della gloria della sua famiglia.

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Nell'originale apparato decorativo, i riferimenti religiosi sono così minimi da sembrare completamente assenti.
Il Malatesta concepì questo edificio esclusivamente come un monumentale mausoleo per sé stesso e la sua famiglia, progettando un'iconografia pagana, da cui la denominazione "tempio".

Per la sua combinazione di elementi pagani il tempio fu causa di scomunica papale nel 1462, e fece cadere in disgrazia Sigismondo.
I lavori vennero interrotti ed è per questo che la sua facciata rimase incompiuta.


ESTERNO
Il tempio fu progettato da Leon Battista Alberti.
La facciata è caratterizzata da tre grandi archi intervallati da colonne corinzie, seguendo la tradizione degli archi di trionfo romani, andando così a simboleggiare la potenza dei signori di Rimini.

Inoltre, Alberti poté rivestire l'edificio con preziosi marmi policromi, provenienti dalle rovine romane di Sant'Apollinare in Classe e da Fano.

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Sui fianchi trovo sette arcate che poggiano su pilastri.
Le arcate erano riservate per ospitare i sarcofagi dei dignitari di corte più importanti.

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INTERNO
All'interno la scultura domina sulla pittura e rivela il suo massimo splendore.

Le ampie arcate e le cappelle laterali, con eleganti balaustre in marmo, creano un equilibrio armonioso.

Il soffitto è costituito da semplici capriate in legno, realizzate dai francescani a proprie spese dopo l'interruzione dei lavori da parte dei Malatesta.

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 Vi sono notevoli pezzi come il crocifisso di Giotto sopra l'altare, dipinto durante il suo soggiorno a Rimini fra il 1308 e il 1312, quindi proviene dalla chiesa francescana preesistente.

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Sono le cappelle laterali a farla da padrone.

Le 6 cappelle sono dedicate alle arti liberali, allo zodiaco, ai giochi infantili, alle sibille, ai profeti e decorate di conseguenza.

Simboli ricorrenti includono la S e la I intrecciate, la rosa canina, le tre teste e l'elefante, legati alla famiglia Malatesta, oltre a ghirlande di foglie e frutta.
Un gran numero di statuette di putti adornava l'interno, molte delle quali oggi sono state rimosse e disperse in collezioni private.

Il tutto è opera principalmente di Agostino di Duccio, su probabile indicazione di Sigismondo.


A causa di una recente ristrutturazione non ho potuto fotografare tutte le cappelle della cattedrale.

Tuttavia di sei eccone tre:

Cappelle malatestiane di destra

I - CAPPELLA DI SAN SIGISMONDO
La prima cappella è denominata Cappella delle Virtù.
Realizzata nel 1452, presenta due colonne con le virtù cardinali personificate, evidenziando l'azione dell'uomo virtuoso e in parallelo con Cristo, personificazione della Virtù per eccellenza, raffigurato come un sole nell'abside (il sole simile a quello della pavimentazione della Piazza dei Tre Martiri).
La tomba di Sigismondo Pandolfo Malatesta, morto nel 1468 all'età di 51 anni a causa di una malattia, è situata tra l'ingresso e la cappella, accanto all'acquasantiera.

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II - CAPPELLA DI ISOTTA 
Realizzata nel 1450, la cappella  ospita il monumento funerario di Isotta degli Atti, amante e poi terza moglie di Sigismondo.
Sui pilastri splendide formelle con sfondo azzurro di angeli musicanti con strumenti a fiato e a corda.

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Cappelle malatestiane di sinistra

I - CAPPELLA DELLE SIBILLE E DEI PROFETI
Sulle colonne della prima cappella a sinistra, antiche sculture delle sibille e dei profeti annunciano il Messia.
 Attualmente dedicata alla Madonna della Pietà, conosciuta anche come dell'Acqua, la cappella mostra una statua in alabastro del XV secolo in stile nordico, invocata come protettrice contro le calamità naturali.

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Oltre alle sei cappelle principali, ve ne sono altre due alla destra e alla sinistra dell'altare, e sono successive all'epoca malatestiana.
In quella di destra è stato collocato l'affresco 
"Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo", di Piero della Francesca, 1451.
Qui la glorificazione del committente ha il culmine.
Il tema religioso si intreccia con aspetti politici: in San Sigismondo si celano le fattezze dell'imperatore Sigismondo del Lussemburgo, che nel 1433 nominò il Malatesta come cavaliere e legittimò la sua successione al potere su Rimini e Fano.

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Oggi il tempio è il duomo cittadino.



4 - MERCATO COPERTO
via Castelfidardo, 15


Il mercato coperto San Francesco, situato nel centro storico, offre una vasta vendita di prodotti ortofrutticoli, macellerie, panetterie, alimentari, formaggi, bar e un grande supermercato.

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La pescheria è la più grande e fornita dell'Emilia Romagna, con circa 60 banchi di vendita che offrono pesce fresco ogni giorno proveniente dai pescherecci locali, e di questi, 10 banchi che vendono esclusivamente i propri prodotti.

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Il mercato è aperto dal lunedì al sabato dalle 7:00 alle 19:45, con orario continuato.

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5 - CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E MARINO
via Castelfidardo, 1


La chiesa si trova all'estremità di via Castelfidardo, una strada rettilinea tracciata nel XVI secolo e ora circondata da edifici costruiti principalmente dopo l'ultima guerra.

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L'edificio, semplice e solido, si erge quasi isolato sul margine di un vasto piazzale, risultato dei danni bellici. Quest'area è stata per secoli periferica e deserta nonostante la sua prossimità al centro cittadino, ma recentemente ha acquisito vitalità grazie alla costruzione del vicino mercato coperto cittadino.
 Nonostante le modifiche e i restauri, conserva ancora tracce della sua origine medievale e francescana, risalente alla ricostruzione voluta dalle Clarisse nel XIII secolo.
Originariamente dedicata a San Marino, la chiesa esisteva già come monastero, con il santo trasferitosi a Rimini per esercitare la professione di tagliapietre e svolgendo un ruolo di evangelizzatore.
Fino all'inizio dell'Ottocento, la chiesa era esclusivamente dedicata a San Marino.

 La chiesa è conosciuta anche come Santa Rita per un'immagine che la rappresenta.

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Le tele e gli affreschi dietro l'altare rappresentano la vita di San Marino attribuiti al marchigiano Giorgio Picchi e al bolognese Bartolomeo Cesi.

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Il gruppo scultoreo in gesso dalle forme baroccheggianti  di Antonio Trentanove, ricorda il passaggio di Papa Pio VI a Rimini nel 1784.

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6 - ANFITEATRO ROMANO
via Roma, 86


Costruito nel II secolo d.C., datazione attestata da una moneta di Adriano rinvenuta in una muratura, l'anfiteatro di Ariminum sorgeva ai margini della città, con una forma ellittica e gradinate in pietra.
Utilizzato per spettacoli di gladiatori con fino a 12.000 spettatori, nel medioevo divenne un orto e nel seicento un lazzaretto.

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Nel XIX secolo, alcune strutture sono state riscoperte, ma il settore sud-occidentale rimane interrato, quindi solo alcune parti dell'edificio sono visibili.

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L'anfiteatro romano è il solo superstite in Emilia Romagna.

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Qui su via Roma, di fianco all'Anfiteatro, trovo il ponte che la attraversa, un sovrappasso che percorrerò nel sentiero pedonale di ritorno verso l'Arco di Augusto.

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 Ora invece mi dirigo dalla parte opposta, verso la Marina di Rimini, continuando lungo via Roma fino al grattacielo, sempre visibile per la sua altezza.

Il grattacielo di Rimini è un simbolo di rinascita dopo la guerra, rappresentando la speranza della ricostruzione e l'ascesa della città a metropoli balneare europea.

Marco Bertozzi ha dedicato un film a chi, come lui, abita nel grattacielo, una comunità variegata che include barbieri cinesi, pescatori tunisini, chitarristi, documentaristi come Claudio Cardelli, architetti e commercianti, creando una fusione unica di stratificazioni sociali e culturali. 

Con circa 500 abitanti distribuiti in 190 appartamenti, la vita nel grattacielo è caratterizzata dall'interazione con la meteorologia, la luce e il mare, offrendo un'esperienza sempre stimolante.
Le esperienze vissute dagli abitanti sono spesso sorprendenti, come quando in alto il sole splende mentre la città è avvolta dalla nebbia.

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 Superato il grattacielo, proseguo lungo Viale Principe Amedeo, principale via di collegamento tra il Centro Storico e la Marina sin dal 1845, quando i mezzi di trasporto erano le vetture a cavallo.
Lascio quindi alle spalle il viale, osservando il grattacielo in lontananza.

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Il viale mi ha condotto direttamente alla Marina, che si è sviluppata a partire dal 1843 con la fondazione del primo stabilimento balneare.

Per primo incontro il Parco Federico Fellini; possiede due aree verdi poligonali che si affacciano sulla grande rotonda intitolata a Lucio Battisti, dalla quale di diramano le due direttrici del lungomare:
 ad ovest il porto-darsena, mentre a est si estende la costa sul mare Adriatico, caratterizzata da residenze e hotel, e Piazzale Kennedy fulcro della Rimini balneare turistica.

Marina di Rimini, screenshot da ©google earth - ©didascalie Monica Galeotti



7 - PARCO FEDERICO FELLINI
viale Duca d'Aosta


Al centro del parco, ricco di grandi alberi come pini e lecci, c'è la Fontana dei Quattro Cavalli, dedicata al regista, costruita nel 1928, demolita negli anni '50 e poi ricostruita nel 1983.

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8 - GRAND HOTEL
Parco Federico Fellini, 1


Nel lato occidentale del parco c'è il Grand Hotel, con pini domestici e querce che emergono dalla recinzione.

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Inaugurata nel 1908, questa struttura in stile liberty conserva l'incanto che ha affascinato Federico Fellini.
La suite 316, in cui soggiornava durante i suoi ritorni a Rimini, è ancora lì.

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Fellini era nato a Rimini il 20 gennaio 1920.
Non ancora ventenne, lasciò la Romagna per Roma, ma rimase legato alle sue radici, trasformando la nostalgia dell'infanzia nei suoi sogni cinematografici.
Due dei suoi film, "I Vitelloni" del 1953 e "Amarcord" del 1973, sono ambientati a Rimini.
"I Vitelloni" segue la vita di giovani amici riminesi, mentre "Amarcord" rappresenta la piena espressione del mondo immaginifico di Fellini, ricostruendo Rimini a Cinecittà. 
Fellini ha influenzato la cultura italiana, compreso il neologismo "amarcord", che indica la nostalgica rievocazione del passato. 
Questo termine, entrato nel lessico italiano negli anni dell’uscita del film, derivava dall'espressione dialettale romagnola "a m'arcord", che significa "io mi ricordo".

Luoghi come Borgo San Giuliano, il Cinema Fulgor, Castel Sismondo, il Grand Hotel, il porto e la spiaggia sono spesso presenti nelle sue opere.

Se si vuole fare un'esperienza al Grand Hotel senza spendere per un cinque stelle, è possibile in estate prenotare per una visita guidata nei luoghi iconici dell'hotel, compreso l'aperitivo nella splendida terrazza.


Mi dirigo alla grande rotonda intitolata a Lucio Battisti.
 
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Da qui si ha sempre una vista sul Grand Hotel e trovo la grande macchina fotografica costruita a mano nel 1948 da Elio Guerra, un fotografo riminese originario di Pennabilli.

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La grande macchina fotografica
 Guerra e alcuni amici la realizzarono come una sorta di negozio per il suo lavoro estivo in spiaggia, la mitica "Ferrania Galileo", ispirata probabilmente al modello Condor II.

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Questa macchina fotografica divenne uno degli oggetti più fotografati di Rimini, diventando un'icona della Riviera.
Nel 1965, Guerra cedette la macchina a Dario Rastelli e Laura Renzi, che ne cambiarono le funzioni nel tempo, da negozio fotografico a punto informativo turistico. Dopo anni di abbandono, è stata restaurata nel 2002 dal Comune di Rimini, rimanendo un simbolo imprescindibile dell'identità e della creatività riminese nel produrre immagini.

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9 - PORTO-DARSENA
via Destra del Porto


Il porto-canale, originariamente foce del fiume Marecchia, ha una darsena e offre 622 posti.

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Il faro del 1862, simbolo della marineria, alto oltre 27 metri con una portata luminosa di 15 miglia nautiche, sorveglia il porto canale.

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I pescatori salpano dalle banchine per la pesca delle poveracce (le vongole), ritornando al tramonto seguiti da stormi di gabbiani.

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Dal podcast "Di là dal fiume e tra gli alberi", Radio 3:
"È strano pensare di trovarsi a Rimini di notte senza frequentare una delle sue celebri discoteche.
Invece, ci si ritrova sul molo del porto, anche se fa molto freddo, e Rimini é viva.
D'inverno, i veri abitanti della notte sono i pescatori, che rientrano in porto con il loro prezioso bottino da tempi antichi.
Tomas racconta la sua esperienza: ha iniziato a lavorare in mare sin da giovane, seguendo le orme del padre, ha scelto il mare come vocazione.
Era il marinaio più giovane e poi, crescendo, ora è il comandante motorista più giovane di Rimini.
 Tuttavia, il lavoro è duro: giorni fuori in mare, dalla domenica sera al venerdì, senza contatti con amici o la fidanzata, anche se ogni 24 ore si ritorna a scaricare pesce fresco.
Il lavoro comporta rischi e difficoltà, tra cui la possibilità di danneggiare le attrezzature e affrontare le insidie del mare.
Comunque viene raccolta una discreta varietà di pesci, circa 250 casse, e si guadagna bene.
La cosa più curiosa capitata è stato il misterioso pesce luna rimasto impigliato nella rete, ma non è commestibile ed è stato rispettosamente gettato in mare.

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Nonostante la presenza abbondante di pesce nell'Adriatico e la domanda costante sul mercato, il pescatore riflette con tristezza sul fatto che ci sia poco ricambio generazionale in questo mestiere.

La comunità di pescatori a Rimini è in gran parte composta da originari di Lampedusa che si sono stabiliti nella zona negli ultimi quarant'anni: fra decine di pescherecci e centinaia di lavoratori impiegati nella pesca, quasi mille arrivano da Lampedusa.

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Mentre Tomas ha raccontato la sua storia, suo padre riflette sul passato e sul lavoro del figlio.
 Cresciuto a Pantelleria, il padre di Tomas ha iniziato come cameriere ma ha abbracciato la pesca per motivi finanziari più che per passione.
La sua barca attuale è stata ottenuta con il supporto della comunità europea, è costata più di 1 milione di euro. 
Ogni giornata in mare è diversa e presenta sfide emotive, tanto che il padre ha consigliato a Tomas di evitare il mestiere, ma senza successo.
Oggi, la mancanza di nuovi pescatori vede la presenza predominante di tunisini per la continuità dell'attività in mare, e Tomas rappresenta la speranza per il futuro.

I giovani del luogo, alla ricerca di lavoro, provano per un giorno o due, ma presto cambiano direzione.

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In un mattino ventoso del 1972 sul Porto di Rimini, il cinema fa il suo ingresso inaspettato con il bellissimo e affascinante Alain Delon.


Mentre Fellini gira "Amarcord" a Cinecittà, a Rimini Valerio Zurlini dirige "La prima notte di quiete", con un cast eccezionale tra cui Delon, Giannini, Alida Valli e Lea Massari.
Il film racconta la storia del professore Dominici, supplente a Rimini, che si innamora di una studentessa, interpretata dall'attrice Sonia Petrova, cercando di salvarla dalla prostituzione portandola a vedere "La Madonna del parto" di Piero della Francesca a Monterchi (Arezzo).
Questo film radicato nell'ambiente riminese riflette valori duraturi legati all'arte, alla cultura e alla storia, in un orizzonte di italianità.



Ruota panoramica
La ruota si trova su piazzale Boscovich, di fronte alla darsena; alta 55 metri, offre una vista spettacolare sulla città e sul mare.
È aperta da Pasqua a settembre e viene smontata e rimontata ogni anno.
Durante la mia passeggiata di febbraio non c'era!



La Palata
Il tratto finale del porto è chiamato "la palata" dai riminesi.

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Qui trovo "La Sposa del Marinaio" e il leggendario locale Rockisland.

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Su idea di Giancarlo Cevoli, presidente della cooperativa "Lavoratori del mare", La Sposa del Marinaio è stata realizzata dallo scultore Umberto Corsucci.

Per ricordare le donne che sulle banchine del porto aspettavano i loro uomini tornare dal lavoro e dal mare. Per non dimenticare quelli che non sono tornati.

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10 - ROCKISLAND
Molo di Levante


Rockisland è il luogo ideale per bere un aperitivo sospesi sul mare.
Spesso ospita serate disco pub o DJ set, ma non è solo questo: la sua storia lo rende un locale iconico e leggendario.

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Inizialmente era un casone di pesca, cosiddetto "padellone", una palafitta sugli scogli con reti per la pesca, come quelli ancora presenti lungo i canali Romagnoli.
La sua presenza è documentata già nel 1932 in un quadro dipinto da Emo Curugnani.

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Il "padellone" di fianco al Rockisland.


Col tempo, il "padellone" si è ampliato con la costruzione di altri capanni, fino agli anni '60, quando è diventato il locale dancing "Belvedere"; una posizione strategica e romantica, come si dice in genere: ideale per "imbarcare".
Le strutture di sostegno furono rinforzate con binari della ferrovia per garantirne la sicurezza.
È stato uno dei primi locali a utilizzare la blacklight, una luce ultravioletta che permette di ballare nel buio completo, dove solo il bianco è visibile.

Successivamente è diventato un ristorante, ma negli anni '70 è stato distrutto da un incendio.
Ricostruito nel 1990, è rinato come Rockisland, distinguendosi dall'anonima industria del divertimento e lontano anni luce dalla Rimini turistica, discoteche e pub convenzionali.
Era un luogo dove ci si riuniva per ballare al ritmo del rock di Dj Sabba, un vero e proprio sacerdote musicale.

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Parla Lorenzo Gabuzzi, gestore storico del locale:
"Le discoteche a Rimini erano inizialmente fantastiche, con concerti di artisti come Donna Summer, Finardi, Bennato, Bertoli e i Rockets.
Tuttavia, con la crescita del numero di locali (molti più locali che clienti), la competizione è diventata intensa, una vera e propria "guerra", così sono nati i PR.
I PR avevano il compito di portare la clientela gratuitamente per favorire un locale rispetto ad altri; questo equivaleva praticamente a pagare il cliente per frequentare il proprio locale, e quando si è costretti a fare questo sei morto".

 Lorenzo e Massimiliano hanno gestito il Rockisland per quasi vent'anni, trovando l'ispirazione nel poter offrire musica dal vivo in mezzo al mare, senza problemi di rumore.
Lorenzo è entrato nel business come proprietario dopo aver gestito un albergo di famiglia insieme al padre.

Nel primo decennio dei '90, il Rockisland ha accolto una varietà di artisti all'epoca emergenti, come Tiromancino, Negrita, e Giorgia, che ha stupito con la sua interpretazione di "Natural Woman" a soli 16 anni.
Il filo conduttore è sempre stato la musica dal vivo, con una predilezione per il rock, che includeva artisti come Bennato e Jovanotti.
Il locale, aperto tutte le sere durante l'estate, offriva una serata completa con cena, concerto e DJ set, offrendo un'alternativa unica ai tradizionali ristoranti o discoteche.

Tuttavia, con il passare del tempo, gestire il locale è diventato più faticoso per i proprietari, spingendoli a optare per una versione più ridotta e matura dell'attività, mantenendo comunque la musica dal vivo come fulcro.

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Le stagioni dei locali possono cambiare, così come le generazioni di clienti e i gestori, e anche le abitudini si evolvono.
Tuttavia, immaginare una Rimini senza il Rockisland sarebbe difficile, poiché questo locale è parte integrante della città e fa parte dell'immaginario collettivo.

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La Biblioteca di Pietra
Di fronde al Rockisland c'è la barriera frangiflutti del molo di Levante, dove il camminamento è intitolato a Giuseppe Giulietti, sindacalista marittimo del primo Novecento.

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Dal Giorno del Ricordo del 2014, la scogliera è diventata una sorta di biblioteca di pietra, dove i massi assumono la forma di libri.

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Il Comune di Rimini ha dedicato questo spazio agli esuli istriani, fiumani, dalmati, oltre alle vittime dei conflitti di confine e delle foibe, ultima tragedia dell'alto Adriatico; lo ha fatto attraverso gli scrittori che hanno trattato questo tema.

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"Una vita", Italo Svevo.


Quest'area, caratterizzata da una pluralità di lingue, tradizioni e popoli, è stata nel passato sconvolta da nazionalismi e scontri ideologici.
Oggi, è rinata come cuore d'Europa e mosaico di culture.




Il Nautofono
Al termine di questa barriera c'è il Nautofono, da sempre un prezioso strumento di orientamento per i marinai durante le operazioni di rientro al porto in condizioni di nebbia.

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Attualmente, solo tre di essi rimangono attivi: quello di Rimini, di Fano e di San Benedetto del Tronto.

Danneggiato nel 2022, ha richiesto un anno per essere riparato, anche per la difficoltà nel reperire pezzi di ricambio.
Il nautofono emette un suono inconfondibile, ma oltre alla sua funzione di segnalazione, rappresenta un legame simbolico per Rimini, ispirando anche Federico Fellini per l'apparizione notturna del transatlantico Rex in "Amarcord".

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11 - SPIAGGIA


La riviera romagnola è popolare per la sua accoglienza, la cucina, le strutture familiari, le spiagge attrezzate e la vita notturna.
E poi c'è un'altra Rimini, quella dell'inverno, dove i surfisti giocano sulle onde della spiaggia libera.

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Piazzale Kennedy
Nonostante i paesaggi monotoni, il turismo prospera grazie alla vasta scelta di strutture turistiche, attrazioni e vacanze all-inclusive convenienti.
Il lungomare in direzione di Riccione costituisce l'asse principale degli insediamenti balneari, occupando completamente ogni spazio disponibile tra Rimini e Riccione.

Il fulcro turistico di Rimini, piazzale Kennedy, è stato riqualificato con un nuovo impianto fognario sotterraneo di depurazione, rendendo la città la prima a risolvere i problemi di scarico in mare e migliorando le condizioni balneabili.
Sopra la grande vasca di accumulo del fiume Ausa, è stata aggiunta una terrazza panoramica sul mare e una fontana con giochi d'acqua.

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12 - SENTIERO DI RITORNO


Di fronte alla terrazza di Piazzale Kennedy, inizia il percorso ciclopedonale Claudio Ugolini, una piccola striscia asfaltata accanto a un'edicola e una rivendita di risció, segnalata da una colonnina con la scritta "anello verde".
Lo stradello si inserisce subito nel Parco Renzi e mi riporterà all'Arco di Augusto.

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Piazzale Kennedy, percorso ciclo-pedonale Claudio Ugolini.
Screenshot da ©google earth - ©didascalie Monica Galeotti



Il Parco Renzi porta fino alla ferrovia, che attraverso tramite un sottopasso.

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 Dopo la ferrovia, inizia il Parco Maria Callas che si estende sino al ponte su via Roma, precedentemente menzionato.

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Dal ponte infatti vedo i ruderi dell'Anfiteatro Romano sulla sinistra e il grattacielo sulla destra.

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Una volta superato il ponte, si accede al Parco Alcide Cervi, dove c'è il monumento dedicato alla Resistenza Partigiana e al riconoscimento conferito alla città di Rimini nel 1962 con la Medaglia d'Oro al Valor Civile. Quest'opera del 1973 è dello scultore riminese Elio Morri.

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Proseguo fino all'Arco Di Augusto, dove ho iniziato la mia giornata, e anche punto finale di questo itinerario ad anello (centro storico-mare).

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Prima di lasciare la città non posso trascurare l'ultima tappa: la tomba di Federico Fellini e Giulietta Masina.


13 - TOMBA FEDERICO FELLINI
Cimitero Monumentale di Rimini
Piazzale Bartolani


Dista circa 5 minuti in auto dal Borgo San Giuliano.

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Cimitero Monumentale - Screenshot da ©google earth - ©didascalie Monica Galeotti



Il cimitero, oltre ad essere un luogo di memoria, funge anche da museo all'aperto grazie alle sue varie sculture che decorano le sepolture.

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All'ingresso, proprio all'inizio del viale principale, trovo le tombe di due artisti che hanno fortemente simboleggiato e contribuito alla valorizzazione della città di Rimini: a destra quella di Renè Gruau, illustratore di moda, e a sinistra quella di Federico Fellini.

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Renato Zavagli Ricciardelli
in arte Renè Gruau (4 febbraio 1909 - 31 marzo 2004).

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La tomba di Federico Fellini (20 gennaio 1920 - 31 ottobre 1993),
Giulietta Masina (22 febbraio 1921 - 23 marzo 1994)
e Pier Federico Fellini (22 marzo 1945 - 2 aprile 1945), il figlioletto della coppia morto a soli 11 giorni di vita, è una grande prua progettata da Arnaldo Pomodoro nel 1993.

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Pomodoro ha descritto la prua come un omaggio a Fellini, rappresentando la sua grandezza e gloria attraverso una metafora della nave che taglia un percorso ideale attraverso terra, acqua e aria. Pomodoro ha scelto di collocare la tomba nel cimitero pubblico di Rimini per evitare che la scultura fosse straniata dal movimento caotico della vita quotidiana in una piazza.
La prua è realizzata in bronzo lucido e presenta impronte varie e intense che simboleggiano il turbine della vita e della ricerca continua.
La scultura è posizionata su una lama d'acqua per esaltarne la figura, con la possibilità di aprire le due parti fra loro aderenti.

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Nel campo H di Ponente è presente la tomba del motociclista Renzo Pasolini.
Nato a Rimini nel 1938 e scomparso tragicamente al via della gara del Gran Premio delle Nazioni a Monza nel 1973, dove perse la vita anche il mitico Jarno Saarinen.

Inoltre anche la tomba del controverso ideatore della Comunità di San Patrignano Vincenzo Muccioli.

Mentre mi appresto a lasciare il cimitero, porto con me le storie che custodisce.

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Rimini continua ad affascinarmi e, dopo averla esplorata attraverso due itinerari, mi dirigo nuovamente verso il centro storico per un buon caffè al Borgo San Giuliano, respirando un'atmosfera unica.

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Note:
-gli itinerari descritti sono quelli che ho percorso nel febbraio 2023.

Note di ascolto:


Bibliografia:
-Emilia Romagna, arte e storia sulla via Emilia, Touring Club Editore, 2010.
-cartello stradale Arco di Augusto

Sitografia: