sabato 5 novembre 2016

COMPLESSO DI SANTO STEFANO - prima parte

Piazza Santo Stefano, BOLOGNA



aggiornato 2022

Il gruppo di chiese, detto di Santo Stefano, benchè nessuna di esse ora porti il nome del protomartire, forma un insieme monumentale di grande interesse, per l'antichità degli edifici, per le memorie religiose e storiche, per le opere d'arte e per il fascino delle leggende. 


Per lungo tempo vi furono 7 chiese ma i grandi restauri iniziati nel 1880 hanno ridotto il numero delle chiese a 4.

Sulla piazza si affacciano, da sinistra a destra: la chiesa dei Ss. Vitale e Agricola, la chiesa del Santo Sepolcro e la chiesa del Crocifisso.

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Negli anni 1400-1800 il complesso è al livello massimo di articolazione.
Gli edifici riproducevano, nella loro collocazione, una Gerusalemme in miniatura.

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Illustrazione da Bell'Italia, n.83 marzo 1993




CHIESA DEL CROCEFISSO 

È a una navata; all'arco trionfale è sospeso un Crocifisso, opera di Simone dei Crocifissi.

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Sotto il presbiterio si apre la cripta, che accoglie le reliquie dei protomartiri Vitale e Agricola.

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La "Pietà", realizzata da Domenico Piò, non sembra ma è in cartapesta (secolo XVIII). Fu ricavata impastando le carte da gioco, soprattutto Tarocchi, requisite dalle autorità. All'epoca infatti il vizio era diffusissimo e portava alla rovina molta gente (un pò quello che succede oggi con le slot-machine).

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 CHIESA DEL SANTO SEPOLCRO

Alla sinistra dell'altare della Chiesa del Crocifisso si accede alla Chiesa del Santo Sepolcro.
San Petronio, vescovo di Bologna dal 423 al 450, avrebbe costruito il complesso a imitazione dei luoghi santi di Gerusalemme e in modo particolare il Santo Sepolcro, riprodotto esattamente come il sepolcro originale, dopo un suo pellegrinaggio in Terrasanta.
San Petronio è cresciuto ad Atene, è stato monaco eremita nei deserti dell'Egitto e soprattutto ha più volte visitato Gerusalemme.

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In alto il pulpito e in basso, nella cella dentro il tempietto, quella che per molto tempo ha custodito il corpo di San Petronio. Nell'anno 2000, per volere del cardinale Giacomo Biffi, il corpo fu traslato in San Petronio, che già custodiva il cranio.

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L'origine del complesso, che si può dare per accertata, è quella di un primo tempio pagano dedicato al culto egizio di Iside, la divinità simboleggiante la natura, nell'anno 100 d.C. A questo culto si veniva iniziati con un rituale sorprendentemente simile a quello del battesimo cristiano, cioè con l'immersione dell'adepto nell'acqua, che è simbolo di purificazione in entrambe le liturgie. In pratica, la fonte dove i pagani erano iniziati, diventò il battistero dei cristiani.
La sorgente, consacrata dall'acqua del Nilo, si trovava a 80 metri da qui, in quella che oggi è Strada Maggiore, alimentata dall'Aposa.

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Illustrazione da Bell'Italia, n.83 marzo 1993




Quando Bologna ha per vescovo Petronio il tempio viene ristrutturato diventando un battistero cristiano coperto (V secolo). Accanto viene costruita la chiesa di San Vitale e Agricola e, in fondo al cortile, la chiesa della Trinità.

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Illustrazione da Bell'Italia, n.83 marzo 1993





La testimonianza dell'antico tempio di Iside la si deve alle sette colonne di marmo, ancora in piedi, affiancate in età medievale da altrettante colonne in mattoni.

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All'interno della cerchia delle colonne è stato costruito il Santo Sepolcro.

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Una colonna in marmo cipollino nero, scostata rispetto alle altre, simboleggia la colonna dove Cristo fu flagellato e, come si legge nel cartiglio, garantiva 200 anni di indulgenza a chi visitava questo luogo.

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La pavimentazione del Santo Sepolcro.

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Nel pavimento della chiesa si trova il pozzo, ricoperto da una grata, che contiene l'acqua dell'antica sorgente. Nel Medioevo fu considerata un'acqua miracolosa: folle di malati accorrevano come oggi accade a Lourdes. Nel 1300 l'intera piazza venne coperta da tendoni per proteggere i pellegrini giunti da tutto il mondo in attesa di entrare e bere l'acqua benedetta.

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Una leggenda narra che sulla facciata esterna del Santo Sepolcro (parte destra della foto), ci fosse una Pietra Nera, così lucida che le donne vi si specchiavano. Indignato per tanta vanità un santo eremita fece un incantesimo e da quel giorno le donne non videro più i loro volti ma i loro peccati. Il vescovo proibì a tutti di avvicinarsi e la pietra diventò così opaca da non riflettere più nulla.

Chiesa del santo sepolcro-bologna






 CHIESA DEI Ss. VITALE E AGRICOLA

Questa chiesa antichissima nel tempo ha subito numerosi rifacimenti.

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L'interno è a tre navate e, nella parte absidale, la parte più integra, conserva i sepolcri dei primi due martiri bolognesi. Agricola era un ricco possidente, Vitale un suo servo, uccisi nella persecuzione del 304 sotto Diocleziano.

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A destra il sarcofago di Sant'Agricola, assai più ricco di quello di San Vitale, porta i simboli del cervo e del leone.

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Il sarcofago di San Vitale, molto rovinato dal tempo, porta scolpito un pavone, simbolo dell'immortalità.

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Una delle quattro colonne romane in marmo, recintata in ferro perchè minata dall'umidità.

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Nei pressi era stato trovato un sarcofago con la scritta "Simon" e i fedeli erano convinti si trattasse di San Pietro.
La venerazione aveva dato il via a numerosi pellegrinaggi ma il culto non veritiero non era mai stato approvato.

Durante il suo pontificato (1431-1447) Eugenio IV fece distruggere la copertura a capriate, murare le finestre e riempire di terra l'edificio, perchè era diventato teatro di questa forma di idolatria.

Nel 1490, come ricordato da un'incisione sulla porta laterale, l'arcivescovo di Bologna fece restaurare e riaprire la chiesa.

Oggi troviamo l'edificio spoglio, notiamo lo stile romanico-lombardo e una penombra che crea intimità.

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CHIESA DELLA TRINITÀ o MARTYRIUM

Dalla chiesa del Santo Sepolcro si accede al cortile di Pilato e alla Chiesa della Trinità, chiamata anche Martyrium.

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Bellissima "L'Adorazione dei Magi", in legno, dipinta da Simone dei Crocifissi, 1370.
 E' uno dei più antichi presepi al mondo.
Melchiorre, chinato, ha una lunga barba e offre l'oro dentro una coppa. Baldassarre, con barba e coronato, dona la mirra, mentre Gaspare, giovane e coronato, l'incenso.

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L'opera fu scolpita da tronchi di tiglio e di olmo; dopo essere stata restaurata a seguito dell'esposizione all'umidità della chiesa, è stata esposta nella Pinacoteca di Bologna. Nel Natale 2006 è stata riportata a Santo Stefano in via definitiva, conservata dentro a una grande teca con controllo elettronico della temperatura.



                        → Basilica di Santo Stefano seconda parte



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Bibliografia:
-Bell'Italia n. 83, marzo 1993, Editoriale Giorgio Mondadori


Sitografia:






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